Itinerari in Salento

"La Puglia bisogna infilarla tutta, per arrivare sin là", scriveva Cesare Brandi. E' proprio così: per arrivare sin là, nel Salento, vero fondo dell'Italia, occorre attraversare l'intera regione, tra ulivi e viti, viti e ulivi, per raggiungere una provincia incantevole e l'incantevole Lecce che del Salento è anima e cuore.

Inserita tra due mari, l'Adriatico e lo Ionio, la provincia di Lecce, con oltre 200 km di costa, a volte bassa e sabbiosa, non di rado alta e a picco sul mare, è la più orientale d'Italia con Capo d'Otranto che dista dall'Albania non più di 70 km. Un braccio di mare attraversato sin dall'antichità più remota da genti e popoli diversi.

Su questa provincia che si stende per 2759 kmq, complessivamente pianeggiante, battuta prevalenetemente dai venti umidi e caldi dello scirocco, ma esposta lungo la fascia adriatica anche ai freschi venti di tramontana, ci sono 97 graziosi paesi e 39 piccole frazioni per un numero complessivo di 900mila abitanti.

Lecce, capoluogo della provincia, conta meno di 100mila abitanti; i centri più grossi sono Gallipoli, Nardò, Taviano, Copertino, Racale, Maglie, Casarano, Galatina, Tricase, Trepuzzi e Squinzano. Nella gran parte perciò si tratta di paeselli dove tutti conoscono tutti, dove la piazza, sempre all'ombra di un campanile o di un palazzotto, è vita di relazioni, di chiacchiere, di affari e di lavoro. Paesi immersi nel verde degli ulivi secolari, della vite e, fino a non molti anni addietro, del tabaccio, lindi, con case basse e ariose, stradine dei centri storici strette e tortuose, dove non di rado si aprono le cosiddette curti, spazi più o meno ampi con pozzo centrale, pile per il bucato, granaio, stalla sui quali si affacciano varie abitazioni.

Tutti questi centri hanno dialetti diversi.

Il paesaggio manca di fiumi e di corsi d'acqua che scorrono invece sottoterra a causa del terreno carsico che fa perdere le acque pluviali pochi minuti dopo che sono cadute. La macchia mediterranea, bassa, fitta, spreverde si trova dappertutto lungo la fascia costiera. In primavera la campagna si copre di mille colori e lungo le stradine si possono ammirare ciclamini, orchidee mediterranee, gladioli, papaveri, iris mentre si diffonde nell'aria il profumo del lentisco, del mirto e del cisto. Non mancano i grandi boschi di pino e non è assente il bosco di querce, albero che un tempo doveva coprire grandi spazi della campagna salentina. Qui cresceva la quercia vallonea, dalle cui grosse bacche si ricavava il tannino utilizzato per la concia delle pelli; di essa oggi si conservano pochi maestosi esemplari a Lecce, Gallipoli, Corigliano d'Otranto e Tricase dove si trova la "vallonea dei cento cavalieri", un vero e proprio patriarca verde al quale si attribuisce l'età di 600 anni.

Chi, soprattutto d'estate, vuole immergersi nell'anima del popolo salentino non può mancare almeno ad una delle tante feste popolari che da secoli, in onore quasi sempre dei santi protettori, animano le giornate, ma soprattutto le serate e le notti dei 100 paesi. La festa è generalmente annunciata di buon mattino dal botto forte e secco dei primi fuochi d'artificio, poi arriva il suono delle campane che annuncia le funzioni religiose, mentre la banda gira per le strade dei paesi tra ali di bambini in festa. Il clou della festa però comincia nel tardo pomeriggio, quando esplodono le luminarie: la gente vestita a nuovo scende per strada, a bocca aperta e col naso all'insù osserva i ghirigori della paratura, fa una visita in chiesa, lascia un'offerta, beve qualcosa ai tavolini dei bar. Chi vuole assistere a grandiosi spettacoli pirotecnici non può mancare a Lecce il 26 agosto alla Festa in onore dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato.

L'artigianato locale raggiunge spesso alti livelli artistici. Lecce è nota in Italia e nel mondo per la produzione della statuaria in cartapesta; nel centro storico della città operano maestri cartapestai che si tramandano l'attività da generazioni. L'artigianato figulo (vasi in creta e argilla) trova in alcuni paesi della provincia (San Pietro in Lama. Cutrofiano, Lucugnano. Da non sottovalutare l'artigiano tessile, del ferro battuto, della cestineria in genere: in ogni fiera e nei mercatini settimanali si posso trovare variegati e bellissimi oggetti.

Lungo le coste, nelle viscere della terra, in cunicoli che bucano la roccia a volte per chilometri, vi sono testimonianze dei primi abitanti del Salento. Tra queste ricordiamo solo le più conosciute: grotta dei Cervi, della Zinzulusa, Romanelli a sud di Otranto, del Bambino, del Diavolo, dell'Elefante, Porcinara a Santa Maria di Leuca e la grotta Del Cavallo nei pressi di Santa Maria al Bagno. in tutti gli angoli del Salento, nei centri urbani così come nelle campagne, si possono scorgere momumenti preistorici: dolmen, menhir, specchie. Lungo le coste o all'interno del Salento troviamo grandi aree archeologiche, molte ancora in corso di esplorazione.

La lunga presenza romana lascia ovviamente tracce importanti come il teatro e l'anfiteatro a Lecce del II sec. d. C. , il porto di San Cataldo, tombe, tracce di strade, necropoli romane. La presenza e la frequentazione secolare delle popolazioni orientali e i contatti continui con la Grecia, lasciano spaio notevole nel Salento alla Chiesa d'Oriente; Otranto, quasi naturalmente diviene, per la sua posizione geografica, referente di quella di Bisanzio, che qui stabilisce la propria roccaforte.

Il Salento, esposto da sempre alle scorrerie dei pirati, ma anche agli assalti degli eserciti invasori, si chiude in una fitta rete di torri, castelli e masserie fortificate. Basta fare un giro lungo la costa per rendersi conto delle decine e decine di torri che, in punti strategici, svettano solitarie sul cocuzzolo della roccia che precipita in mare. Nel XVI secolo, per far fronte alle continue scorrerie si realizzarono in tutto il sud 339 torri, e nella sola Puglia 96: 16 in Terra di Bari, 80 in Terra d'Otranto, un'area molto più vasta rispetto all'attuale pronvicia di Lecce. Le torri sono cilindriche o a base quadrangolare. Le prime erano di avvistamento, le seconde avevano scopi anche difensivi ed erano dotate di catapulte, colubrine e armi da fuoco. A volte si tratta di vere e proprie fortezze come nel caso della torre delle Quattro Colonne di Santa Maria al Bagno di cui restano in piedi solo le quattro torri angolari. Moltissime torri vennero costruite anche all'interno rispetto alla linea di costa.

Otranto sull'Adriatico e Gallipoli sullo Ionio, sono le città che, affaciantisi usl mare aperto e con buoni porti commerciali, erano sin dall'antichità esposte agli attacci degli eserciti nemici e delle bande piratesche. Tutte e due erano circondate da alte e spesse mura e disponevano di poderosi castelli ai quali, verso la fine del XV secolo, si aggiunsero ulteriori corpi di fabbrica per resistere agli attacchi che subivano in continuazione. Anche Castro, posta su un'alta collina dalla quale si domina gran parte del traffico lungo il Canale d'Otranto, disponeva di mura poderose e di un castello. In questi centri si possono ammirare tuttora queste imponenti strutture fortilizie alle quali posero mano i più noti architetti militari del tempo.  Accanto ai castelli delle cittadine costiere, altri se ne costruirono all'interno, alcuni poderosissimi, come quello di Copertino, di Lecce, di Morciano.

Altra linea di difesa erano le masserie fortificate circondate da alti muri di cinta, a volte di dotati di camminamento, di garitte, di torri di difesa e di vedetta. Bisognava difendersi sia dal banditismo locale sia dalle continue scorrerie dei pirati provenienti dal mare per salvare vite umane, proprietà, raccolti, bestiame.  Le masserie le troviamo distribuite in tutto il Salento con una particolare presenza nell'area di Nardò e nel profondo sud del Salento. 

Da Leuca a Porto Cesareo passando per Gallipoli.

Lasciata alle spalle Leuca, una serie lunghissima di marine ci accompagneranno verso Gallipoli. Il primo borgo che incontriamo è Torre San Gregorio che ricade in territorio di Patù. A San Gregorio vi sono resti del porto messapico e un pozzo che, si afferma, essere coevo. Salendo verso nord troveremo il lunghissimo arenile di Torre Vado e poi la località di Pescoluse, la marina di Salve, Torre Pali, Lido Marini, Torre Mozza e Torre San Giovanni, quese ultime tre fanno parte del territorio di Ugento. Di fronte alla costa, il mare bassissimo con le secche di Ugento a fior d'acqua, paradiso per i sub, diventa un inferno per la navigazione: su di esse andò a finire la flotta di Pirro. Ugento, che dista dalla costa poco meno di 5 km, è antica città messapica: tuttora si possono vedere tratti dell'antica muraglia che era lunga alcuni chilometri. Riprendendo il viaggio verso Gallipoli, sempre dalla litoranea, troviamo Torre Suda, la marina di Racale, quella di Mancaversa e poi Torre Pizzo: un lungo immenso litorale fortemente antropizzato, in parte costituito da basse rocce, in parte da sabbia. La riserva naturale di Torre del Pizzo si trova a sud di Gallipoli. Essa comprende un area di circa 100 ettari caratterizzata da vegetazione spontanea. Il Lido di proprietà privata è fornito di uno stabilimento balneare che offre sevizio bar, ristoro e paninoteca. Splendido paesaggio sul mare. Dopo Punta Pizzo, un'interessante riserva naturale, un'ampia insenatura con spiaggia sabbiosa, ci porta a Gallipoli che, con la Torre di San Giovanni e il lido omonimo si annuncia nella sua spettacolare bellezza. Di qua, infatti, già si delinea il profilo della città, dell'isola sulla quale sorse l'antica Anxa, dell'Isola di Sant'Andrea con il faro. Gallipoli si raggiunge con facilità anche da Lecce per via della moderna e scorrevolissima superstrada. Nel centro storico, che è interamente sull'isola, si arriva attraversando un ponte di pietra più spesso rifatto. Sulla sinistra il Castello con il Rivellino, imponente: serviva a difendere la città, che pur era tutta circondata da alte mura lungo le quali i rinforzi erano costituiti da baluardi le cui basi sono tuttora visibili. All'interno di questo perimetro si trovano palazzi e chiese. Seguendo il senso unico, e quindi dovendo svoltare a destra per la Riviera Cristoforo Colombo, si incontra la prima chiesa, quella di San Francesco di Paola, poi il Palazzo Caratti e succisevamente la Chiesa della Purità, piccola ma molto graziosa per il prospetto, le opere d'arte, il pavimento maiolicato, le decorazioni e i fregi. Ma la chicca dell'architettura religiosa è comunque costituita dalla Cattedrale dedicata a Sant'Agata che si trova nel cuore della città con una facciata barocca realizzata in carparo duro giallino nel 1628. L'archiettura civile registra una serie di palazzi che si ergono in mezzo al dedalo di stradine che si raggomitolano per tutta la città. Palazzi signorili del '500, '600 e '700 che danno idea di quelle che erano le potenti famiglie locali. Galipoli (Kalè Polis, la città bella) ha una storia che si perde nella notte dei tempi. Una storia che è messapica, magnogreca, romana, bizantina. Ruolo significativo ha avuto un pò in tutte le epoche per il porto che ha visto la presenza nei secoli di commercianti di tutto il bacino mediterraneo. Un porto sempre conteso dalle div erse potenze, che una volta conquistato, hanno dovuto lottare a lungo per conservarlo. Un porto ricco di traffici commerciali, ieri come oggi. Di qua partiva l'olio lampante che illuminava Londra, di qua partiva l'olio per la lontana Pietroburgo. Attivo, ieri come oggi, il porto peschereccio: chi vuole vedere lo spettacolo del mercato del pesce vada, un pomeriggio, in piazza Malta, a due passi da quella del Canneto, quando attraccano i pescherecci che, partiti nottetempo nel mezzo del Mediterraneo, rientrano carichi di pesce da vendere ai tanti commercianti del posto. Lasciando Gallipoli si incontrano Rivabella e Lido Conchiglie, Santa Maria al Bagno e Santa Caterina, e dopo il parco di Porto Selvaggio, Porto Cesareo. Il paesaggio costiero riserva non poche sorprese perché alterna tratti alti e rocciosi, insenature con arenili molto belli, mentre l'interno immediato passa da rocce brulle a boschi fitti fitti di pini. Le torri, anche lungo questa fascia, si inseguono le une alle altre, mentre all'interno sono le masserie, molto spesso fortificate con tanto di muri di cinta, di torre, di chiesa, soprattutto nel vasto territorio di Nardò, a punteggiare il paesaggio rurale, dove, accanto alle primizie, sono gli olivi e la vite ad occupare vastissime aree di terreno. Santa Maria al Bagno e Santa Caterina sono rinomate località estive con pochi residenti durante gli altri periodi, frequentate sin dall'antichità. Numerose costruzioni d'epoca sono ben inserite nell'ambiente. Superata la costa a Porto Selvaggio, Parco Regionale Naturale Attrezzato, si arriva, dopo Torre Inserraglio e Torre Sant'Isidoro, a Porto Cesareo che, con la sua torre quadrata di mole insolita rispetto a tutte le altre, si intravede in lontananza. La cittadina di Porto Cesareo, abitata sin da epoca preistorica, è nota per la flotta peschereccia e per la ricchezza di pesce che riserva ai turisti in tutti i periodi dell'anno. Non ha rilevanti monumenti o opere d'arte ma lo sviluppo che ha subito in questi anni la rendono comunque apprezzabile. Di fronte alla cittadina sorgono due isolette, quella dei Conigli e lo scoglio Mogliuso.  Lungo la fascia costiera a nord di Porto Cesareo fino a Torre Chianca vi sono sorgenti d'acqua dolce che fuoriescono dal sottosuolo e danno luogo alle cosiddette spunnulate, conche piene d'acqua, alcune profonde anche 4-5 metri, che si susseguono per ettari ed ettari. Siamo arrivati a Torre Chianca, con l'isoletta della Malva. Proseguendo si arriva a Torre Lapillo, con la bella insenatura che già ci annuncia, dopo Torre Castiglione e Torre Columena, che il Salento leccese finisce qui, dove comincia la provincia di Taranto.

(testo tratto dal volume "Salento, guida storica, artistica e paesaggistica" di Lorenzo Capone)