LA PIZZICA SALENTINA

La pizzica o taranta, è una danza popolare attribuita particolarmente a Taranto e a tutto il Salento, ma fino a tutt'oggi diffusa anche in un'altra regione della Puglia, la Bassa Murgia. Fino ai primi decenni del XX secolo presente in tutto il territorio pugliese, assumeva nomi differenti rispetto ai vari dialetti della regione confondendola spesso con le tarantelle. Come emerge anche nel documentario del 1961 La Taranta, il tarantismo manifesta soprattutto uno sfogo di sopravvivenza dai condizionamenti di una società rigidamente patriarcale, che riservava alle donne solo sfruttamento, nella preclusione di ogni libertà e dell’eros. 

Il Salento, che fu abitato fin dal Paleolitico medio, conserva preziose testimonianze di figure femminili, quali “la donna di Ostuni” (23-28.000 AC) e le due Veneri di Parabita (13-12.000 AC). In questa antica terra le donne seppero trovare una via d’uscita alla pazzia verso cui le spingeva l’oppressione dando vita, fin dal premedioevo, al mito delle “tarantolate” (che da lì si estese a tutto il Sud), cioè del pizzico velenoso di un mitico ragno che induceva uno stato di tristezza o di rabbia. Una “sindrome” a cui la saggezza popolare e femminile aveva trovato una cura in un complesso rito incentrato su una musica ritmica e in crescendo che riusciva a ridestare le donne catatoniche, o a incanalarne la furia ribelle, tramite una lunga danza senza remore, veri psicodrammi pieni di visioni e di rappresentazioni catartiche dei propri demoni - che alla fine le lasciava esauste, in un bagno di sudore, finalmente liberate dal “veleno del ragno”. Furono molte le giustificazioni che ci si diede per inventare questo sapiente espediente. Il Sertum di Guglielmo Marra da Padova, del 1362, accenna a una tradizione popolare secondo cui la mitica tarantola, mentre morde le sue vittime, produce un canto, che se viene imitato dona sollievo agli effetti del morso. Nel 1513 il medico umanista Antonio De Ferrariis scriveva: la natura ha generato (nel Salento) un animale dannosissimo, un ragno, il cui veleno viene espulso al suono di flauti e tamburi.
Ad ogni modo la pratica presentava elementi magici che sfuggivano a ogni controllo del potere. La religione tentò di arginarla ponendola sotto l’egida di San Paolo, patrono di Galatina: ma le donne, a modo loro, più o meno inconsciamente, si svincolavano da questa “protezione” strappandosi oscenamente i vestiti di dosso, e addirittura orinando sugli altari – in una sorta di rito di possessione in cui permangono elementi del mito di Aracne che narra di una giovane ragazza, Arakne, sedotta da un marinaio il quale partì dopo la prima notte d’amore, visse in attesa del ritorno del suo amore. Una mattina vide una barca avvicinarsi alla costa e, Arakne, fece il segnale convenuto con il suo marinaio. La barca rispose: era tornato. Ma a pochi metri dal porto ci fu un attacco verso la barca, la quale, fu affondata e uccisi i suoi marinai. Arakne vide morire il suo amore dopo anni di attesa. Così, alla sua morte, Zeus la rimandò in terra per restituire il torto ricevuto, non come ragazza ma come tarantola. Importanza fondamentale di questo fenomeno è attribuita a San Paolo, il quale compariva ai tarantolati e prevedeva la loro guarigione dopo 1, 2 giorni o settimane, addiritture mesi. Testimonianze vive le si trovano in tutto il Salento.
La donna che si trasforma in ragno, la sfida femminile nei confronti dell’ordine e del divino, l’elemento del soprannaturale nella musica e nell’arte. 
Poi, con l’allentarsi della morsa dell’oppressione, la pratica originaria è quasi scomparsa: le ultime vere tarantolate che si ricordino risalgono agli anni Sessanta del Novecento. L’eredità culturale e musicale che ne è rimasta è oggi rappresentata dalla “pizzica”. 
La pizzica, oltre ad essere suonata nei momenti di festa di singoli gruppi familiari o di intere comunità locali, costituiva anche il principale accompagnamento del rito etnocoreutico del tarantismo. Nacque, quindi, come ballo terapeutico, di antica origine medievale, come esorcismo per le donne tarantate, contaminate dalle punture di tarantola. Oggi il tarantismo è quasi completamente scomparso, e rimane solo nella memoria degli anziani.

Nella pizzica tradizionale si balla in coppia. La coppia non necessariamente deve essere formata da individui di sesso opposto: abbastanza comunemente danzano insieme due donne, mentre al giorno d’oggi è sempre più raro osservare due uomini ballare insieme, nonostante in passato la danza fra due uomini fosse molto più frequente di quella fra un uomo ed una donna. Un esempio di danza tra due uomini è riscontrabile, però, ancora oggi nella tradizione ostunese e salentina, dove è comune vedere due uomini a ballare, dove uno dei due impersona, o meglio, imita ironicamente, il ruolo della donna.

Con il passare del tempo la pizzica ha trovato una sua autonomia come tipo di danza e genere musicale, oltre a divenire un vero e proprio fenomeno popolare. Se da un lato, quindi, il tarantismo andava estinguendosi per effetto dei mutamenti nei costumi della società, la pizzica è rimasta ben viva nella tradizione del folklore salentino. Tuttavia, per molti anni sia la pizzica che il fenomeno del tarantismo sono stati ritenuti un forma di arretratezza culturale di cui vergognarsi.

Negli anni settanta la musica e le danze della pizzica sono state riscoperte ed apprezzate in tutta la loro bellezza, e oggi hanno contribuito a consolidare un legame culturale con altri fenomeni musicali simili dell’Italia meridionale. Alcuni studiosi ritengono addirittura che la pizzica salentina costituisca il più lontano antenato della tarantella e delle sue varianti: la tarantella garganica, la tarantella napoletana, la tarantella calabrese e la tarantella siciliana.

Negli ultimi anni sono state organizzate moltissime rassegne musicali dedicate alla pizzica salentina, tra cui la Notte della taranta che richiama centinaia di migliaia di appassionati e curiosi. È da segnalare la grande popolarità raggiunta dai protagonisti della manifestazione, tra cui il gruppo “I tamburellisti di Torrepaduli”.
La Notte della Taranta è un festival di musica popolare salentina, che si svolge in vari comuni della provincia di Lecce e della Grecia salentina, soprattutto a Melpignano e ha il suo clou nel mese di agosto. Tra i quindici concerti che si svolgono in altrettante piazze del Salento e il concertone finale di Melpignano, il festival fa registrare un totale di circa 300mila spettatori.
Ogni edizione del concertone finale del Festival è affidata a un "maestro concertatore" che ha il preciso compito di arrangiare le musiche tradizionali del Salento incrociandone i ritmi con quelli di altre tradizioni musicali.

Questo genere musicale è stato ripreso anche da autori internazionali come Stewart Copeland.

Oggi, nel panorama dei gruppi musicali che ripropongono la pizzica, ce ne sono alcuni che la rileggono in chiave attuale, più fruibile da un pubblico che non appartiene al territorio salentino, contaminata da influssi etnici, ma sempre fedeli allo spirito forte e passionario della tradizione.

Riportiamo l'articolo ANSA pubblicato il 25 agosto 2014, all'indomani della XVII edizione della Notte della Taranta, che si è svolta a Melpignano

Un fiume umano ha danzato fino alle prime ore del mattino a Melpignano (Lecce), alla 17/ma edizione della Notte della Taranta: nella piazza dell'ex convento degli Agostiniani erano attesi 150mila 'indiavolati' e, secondo gli organizzatori, «ne sono arrivati molti di più». La questura ricorda che «l'anno scorso erano 130mila e quest'anno sono sicuramente aumentati: nel paese non si può fare un passo – spiega il questore – e i parcheggi sono tutti pieni: sicuramente possiamo parlare almeno di 150mila persone». Tutti pizzicati dal morso della tarantola che non fa più male ma, come sostiene la maggioranza degli artisti, «oggi più che mai serve a risvegliare una sopita coscienza sociale». Dagli ospiti internazionali come il 'rocker del deserto' Bombino, passando per gli italiani Roberto Vecchioni e Alessandro Mannarino, tutti assegnano alla Taranta un «ritrovato ruolo politico».
«Dobbiamo scrivere una nuova musica popolare, quella dei giorni nostri e che canteranno fra trent'anni – dice Mannarino – con le nostre battaglie e le nostre lotte. Questo tipo di musica popolare è piena di santi e religione, ma oggi i santi non ci bastano più: servono nuove idee e dobbiamo trovarle noi».
Al Concertone ha assistito anche la prima ballerina della Scala, la salentina Nicoletta Manni, che promette di farsi portavoce nel mondo della «bellezza della pizzica», che si balla sulle note della Taranta: «Inviterò la gente a interessarsi di più a questo tipo di danza – spiega – il cui fascino sta proprio nel suo essere nata spontaneamente, nel non avere regole al contrario della danza classica. È alla portata di tutti ma, ovviamente, va studiata anche questa». (Ansa)